Attualmente nei nostri vigneti crescono ben otto vitigni diversi: lo Chardonnay, il Sauvignon Blanc, il Merlot, il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc, il Tannat – decisamente atipico per l’Italia -, il noto Sangiovese e l’Aleatico, vitigno autoctono ormai quasi scomparso. Il clima mediterraneo favorisce la crescita di queste varietà a maturazione prevalentemente tardiva.
Il Sangiovese è un incrocio naturale tra una varietà calabrese e una varietà toscana ed è diffuso in tutta la penisola. Il Sangiovese è un vitigno a maturazione tardiva e resta a lungo sulla pianta, pertanto non può essere coltivato ad altitudini elevate. Si fa riconoscere prevalentemente con aromi di amarena, chiodi di garofano e prugne, una fresca acidità e un buon contenuto di tannini.
L’Aleatico è un vecchio vitigno italiano, secondo alcuni proveniente dalla Grecia, secondo altri dalla Toscana. Conosciuta nel Lazio da secoli, è una varietà a bacca piccola di remota coltivazione. Con il suo intenso aroma di noce moscata, è particolarmente adatta per la produzione di vini dolci.
Il Tannat è originario dell’Ungheria. Oggi birnr voltivato principalmente nella Francia sud-occidentale. Da questa varietà si producono vini dal colore consistente, dalla struttura imperiosamente tannica e dall’acidità ben integrata che consente un buon invecchiamento. Al palato si fa riconoscere con note fruttate e speziate e aromi di prugna e bacche scure.